mercoledì 7 novembre 2012

Riflessioni di un grande parroco

"Sono sempre più convinto (e questo è il fondamento della mia fiducia nella vita) che, rispetto alle difficoltà, le risorse per farne fronte siano maggiori. E' quello che mi ha insegnato il Vangelo educandomi a guardare intorno a me e sondare il grande dono della Creazione, risorsa capace di dare da mangiare agli uccelli del cielo e a vestire di tutto punto i gigli del campo che non mietono e non seminano. Mi ha fatto toccare con mano che nelle persone che ho attorno posso trovare quello che a me manca ed io posso dare loro ciò che non sapevo potesse servire. Soprattutto mi ha fatto scoprire che la paura e la rinuncia abitano nella mente e nel cuore di chi non è capace di novità, di chi si sclerotizza e mette radici solo su terreni già sperimentati, come se si potesse andare avanti guardando indietro. La bellezza della nostra mente e del nostro cuore non è in quello che racchiudono, ma nello spazio ancora a disposizione per contenere gli infiniti orizzonti del divenire della vita." (Don Romeo)

lunedì 16 luglio 2012

CARPE DIEM

"Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto, ma di quelle che NON avete fatto! Allora levate l'àncora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. ESPLORATE. SOGNATE. SCOPRITE." (Mark Twain)

mercoledì 9 maggio 2012

MAMMA: LE 5 LETTERE CHE FANNO IMPAZZIRE IL CUORE

Abitano sulla soglia del mondo per proteggere la vita. E' dal giorno in cui Dio ha messo nelle loro mani il brevetto della maternità che le contempliamo sempre all'opera, infaticabili operaie di quella speranza che regge il mondo: davanti ad una lavatrice o dentro un ufficio, nelle sale d'attesa dell'ospedale o in fronte alle sbarre di un carcere, con le mani sporche di farina o le scarpe inzuppate di fango. Col sorriso o con lievi segni di scoraggiamento, della disperazione sono acerrime nemiche, perchè dentro lo sguardo di ogni mamma campeggia quella forza disumana che le rende capaci di gesti eroici. Forse perchè, all'alba della loro storia, c'è un frammento di quella bellezza tutta palestinese di una donna, Maria di Nazareth, che di tutte loro è la patrona e l'organizzatrice dei loro sogni. Questa domenica è la festa della mamma, di quella donna silenziosa e discreta che s'alza per prima la mattina e rincasa per ultima la sera, capace di leggere gli sguardi e interpretare i silenzi, di dare voce ad un battito e di incoraggiare i suoi uomini a sperare. Presenze femminili a cui riesce talvolta l'ardua sfida di saper unire il quotidiano e l'eterno, la farina dei dolci e il sale delle pietanze, le lacrime di gioia e quelle di compassione. A volte ti lasciano l'impressione di scomparire, sembrano inabissarsi chissà dove, e poi le vedi riemergere altrove come fiumi carsici che improvvisamente scompaiono e altrettanto improvvisamente sgorgano lontano. Quando si tolgono è per discrezione, quando s'avvicinano è per amore, quando s'arrestano è per pudore: quando scappano sentono la maternità scolorarsi e decidono di tornare, quasi sempre per reggere una croce. E' questa forza misteriosa – che stizzisce uomini e dittatori - ad albergare dentro quel piccolo corpo di donna che ha fatto sì che pure Dio scegliesse loro per metterle come "segnali stradali" ai grandi incroci dell'esistenza, laddove vita e morte, bellezza e malvagità, stupore e rassegnazione ogni giorno si trovano a lottare gomito a gomito. I grandi costruttori di cattedrali nel Medioevo avevano inserito segni e simboli della gravidanza nelle loro architetture sapienti. Il celebre labirinto di Chartres si compone di 270 passaggi tracciati sul pavimento della cattedrale, ricalcando esattamente il numero dei giorni di gravidanza di una donna. Perchè dentro ogni labirinto oscuro c'è nostalgia della luce, proprio come nel ventre di una donna. I trucchi non le rendono più belle, semplicemente ne complicano il fascino: perchè una mamma è bella con le sue rughe addosso che parlano di sogni e pensieri, con gli zigomi stanchi che raccontano le ferite di una vita, con i calli alle mani perchè certe carezze erano pesanti da regalare. Le mamme sono disarmanti perchè mamme, donne capaci di abitare la ferialità senza smarrire lo stupore di vestirsi a festa, di camminare per casa con l'eleganza di una silhouette o di sbizzarrirsi ai fornelli con la maestria di uno chef. A settant'anni tu le guardi e ti sembrano ancora più belle, così belle da voler rubare loro un po' di quello splendore e porgerlo negli sguardi di troppe ragazze spente, inasprite di cipria e golose di maquillage che le rendano odiosamente perfette. Peccato per Archimede e quel punto d'appoggio per sorreggere il mondo che a lungo ha cercato nella sua vita di scienziato. Perchè nessuna cosa al mondo ha la forza di sorreggere le sorti dell'umanità come il grembo di una donna. Là dentro – tra miscugli di cielo e profumi di attese – nasce ancor oggi il capolavoro più bello. Anticipato da vagiti di festa che sono rimasti tutt'ora la melodia più bella per ringraziare chi, all'alba della nostra vita, ha scelto una donna per darci il benvenuto su questo splendido palcoscenico della storia. Don Marco Pozza

sabato 11 febbraio 2012

PER CHI VIVE NELLA MENZOGNA...

"Non vestirti mai con l'abito dell'apparenza:
un giorno scivolerà a terra e apparirai per quello che sei."

ECCOMI, SONO QUI...

"L'amore non è la passione di un istante né un'amicizia che muore o che nasce abbracciando la gloria di sè, ma è quello che incide nell'anima i suoi perché.
È la sosta che abbiamo il coraggio di fare, il tempo che dedichiamo a chi conta davvero.
Amore e Amicizia hanno sempre il tempo di un sorriso, di un semplice... Come stai? Ci sono anche io... Eccomi sono qui."

Silvana Stremiz

sabato 21 gennaio 2012

Ho deciso: lascio tutto. Tu che fai? (omelia)

-Quel giorno la corrente cambiò improvvisa la direzione, da pescatori divennero pescati.
Cosicché dal pastore dell'Antico Testamento appare il pescatore del Nuovo Testamento: dalle alture ai laghi, dagli armenti alle scialuppe, dalla vertigine dei monti all'imprevedibilità del mare. Eccoli, sono Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni: riparatori di reti, uomini con le dita forate dagli uncini, incallite, bruciate dal sole: "Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini" (Mc 1.14-20).

Nati per buttare la rete in mare e aspettare che la corrente si decida di riempirla di pesci, quel primo mattino videro rigirarsi i loro sogni di uomini, di mercanti e di venditori di Palestina. Nulla sarà più come prima, nemmeno dei garzoni e dell'incredulo padre Zebedeo riusciranno a trattenere i lineamenti. Pronti via: "e subito lasciarono le reti e lo seguirono". Sembra strano che uomini esperti di pesca come loro, abituati a sentir gracchiare il mare e le sue onde, senza esitazione alcuna abbandonino famiglie, case, barche, affetti per seguire un Volto fino ad allora sconosciuto. Eppure dopodomani, qualche riga del Vangelo più oltre, scopriremo che quell'Uomo è fatto così: imprevedibile come gli amanti e azzardato come le anime appassionate, temerario e amabile, lungimirante e strenuo difensore della quotidianità mai banale.
Seguirlo non sarà cosa facile: sulle rive di un lago, prossimi alla scrivania di un ufficio, rinchiusi dietro il bancone di un bar. Non ci sarà posto in cui l'occhio di quell'Uomo non riuscirà a scandagliare sguardi di uomini e donne pronti all'attacco in nome dell'Amore. Non sarà facile, ma se per chi ha fede - su promessa più volte dimostratasi credibile – spostare le montagne sarà un gioco da principianti, potranno pure riempire le reti. Basterà non rimanere immobili a fissare la nuvole e grattarsi il ventre: occorrerà uscire dalla propria terra, fare i conti con altri mari, con altre reti, con altri scogli senza rimpiangere la tranquillità del quotidiano e delle sicurezze acquisite.
Non c'è addestramento in quest'unico miracolo ancor oggi al vaglio degli specialisti (quello della sequela, ndr): l'unica richiesta da firmare è quella dello sbaraglio più nero. Dentro il quale troveranno il segreto per non soccombere alla furia di nessun vento impetuoso che si scaglierà nelle loro fragili vite di uomini e di donne. "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo". Non aspettare domani o dopodomani, perché è oggi il tempo favorevole, il tempo dell'uomo e dei suoi sogni. Non aspettare domani di accarezzare volti e di stringere le mani, di sederti e guardare in faccia la vita, di pensare e di immaginare. Di vedere crescere quel bambino, di contemplare l'esplosione di quel sogno, l'avvento di quella buon notizia. Non aspettare domani di piangere ed emozionarti, di ridere e di sorridere, di scrutare l'alba sorgere nel buio della notte. Non sarà domani e non saranno nemmeno loro – pescatori apprendisti da un Figlio di falegname esperto pure di pesca – a decretare chi sarà salvo o condannato. Loro semineranno oggi e lo faranno con strenua applicazione domani e dopodomani. Loro semineranno, un Altro raccoglierà. Eppure la loro gioia – che a qualcuno richiederà la Croce – sarà quella d'aver corrisposto all'unico imperativo che non è un comando, bensì un'incredibile iniezione di fiducia: "Seguimi". Seguimi e basta: il resto sarà affare della strada.
"Ed egli si alzò, prosegue, e lo seguì" (Mt 9,9).
Non c'è da meravigliarsi che un pubblicano alla prima parola del Signore, che lo invitava, abbia abbandonato i guadagni della terra che gli stavano a cuore e, lasciate le ricchezze, abbia accettato di seguire colui che vedeva non avere ricchezza alcuna. Infatti lo stesso signore che lo chiamò esternamente con la parola, lo istruì all'interno con un'invisibile spinta a seguirlo. Infuse nella sua mente la luce della grazia spirituale con cui potesse comprendere come colui che sulla terra lo strappava alle cose temporali era capace di dargli in cielo tesori incorruttibili

(Omelie di San Beda il Venerabile, Om. 21; CCL 122, 149-151).

Ognuno con la propria merce, ognuno con la propria storia, ognuno con le proprie reliquie in tasca: un sasso raccolto sulla riva, il fermaglio della donna amata, il coccio di una pentola in cui un tempo la madre faceva bollire le rape. O forse un rametto d'ulivo di un particolare orto, un pezzo di pane di una cena speciale, una piuma di un gallo, una spina appuntita di rovo, un pezzo di marmo di una tomba vuota.
Ognuno con la sua storia: è questa la Buona Notizia del Vangelo.

sabato 14 gennaio 2012

IL DECALOGO DELLE BUONE REGOLE

1) STABILIRE LE REGOLE E FARLE RISPETTARE
(troppa libertà non sempre è felicità!)

2) RISPETTARSI RECIPROCAMENTE
(Senza il rispetto, è tutto un dispetto!)

3) PROGRAMMARE I TEMPI DELLA GIORNATA
(Essere in orario è straordinario)

4) RISPETTARE I PROPRI SPAZI E QUELLI DI CASA
(A ciascuno il suo e un po’ per tutti)

5) URLARE NON SERVE MAI
(Anche l’orecchio vuole la sua parte)

6) COMUNICARE CON SINCERITA’
(Le bugie hanno le gambe corte e i musi lunghi…)

7) ESSERE COMPLICI NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI
(E’ il vostro bellissimo progetto di vita)

8 ) NON ALZARE LE MANI: SERVONO PER MILIONI DI ALTRE MAGNIFICHE COSE…
(Gioco di mani, gioco da villani)

9) MANGIARE E’ SEMPRE UN RITO IMPORTANTE
(Intorno al tavolo in compagnia, è il segreto per l’allegria!)

10) TROVARE OGNI GIORNO ALMENO 10 MINUTI DI TEMPO DI QUALITA’ PER STARE CON OGNI BAMBINO
(Fai venir fuori il bambino che c’è in te… e il gioco è fatto!)

Sos Tata

UNA GRANDE VERITA' ...

Una grande parte di quello che i medici sanno è insegnato loro dai malati -


Marcel Proust (Scrittore francese 1871-1922)

mercoledì 11 gennaio 2012

CAMBIARE è POSSIBILE :D

Se vuoi che gli eventi futuri cambino, rivoluziona il tuo modo di pensare. Uno stesso sistema di pensieri genererà sempre le stesse spiacevoli

situazioni da cui, a parole, diciamo di voler sfuggire. Vuoi cambiare il tuo futuro? Cambia prima la tua mente!

(Manuele Dalcesti)