martedì 25 agosto 2009

Dall' OMELIA XX Dom. T.O. di don M. Pedron

Mi alzo ogni mattina e mi devo dire: “Anche oggi voglio nutrirmi di vita vera”. Così scelgo di guardare al lavoro come un luogo dove posso esprimere qualcosa di me piuttosto che un luogo anonimo dove subire.

Così scelgo di tirare fuori quello che ho dentro piuttosto che di “mandare giù” e di ingoiare.Così scelgo di dire a chi amo che lo amo, e di dirglielo con tutta l’intensità che sento.Così scelgo di piangere quando c’è da piangere, di ridere a crepapelle quando c’è da farlo, di divertirsi quando c’è da divertirsi e di stare nella tristezza quando c’è da stare.
Così scelgo di fare una passeggiata alla luce piuttosto che di “stravaccarmi” davanti al televisore.
Così scelgo di non fare discorsi da osteria, per “sentito dire” (“Sai che si dice; sembra che quella”), di gettare illazioni non vere, di non fare i soliti discorsi da bar, ma di provare ad entrare dentro alle situazioni, di provare ad entrare e a mettermi nei panni dell’altro, a chiedermi cosa proverà lui.

Così scelgo di mangiare ciò che mi piace e che mi fa bene. Così scelgo di prendermi ciò che mi piace fare, di stare con le persone che mi fanno star bene o con le quali mi piacerebbe stare; così scelgo di riposarmi, di divertirmi e di realizzare i miei sogni. Ogni mattina mi alzo e mi dico: “Io voglio vivere. Voglio vivere per davvero; non voglio essere un sopramobile dell’esistenza. Io voglio sentire, vibrare, appassionarmi, amare, ridere e piangere, entusiasmarmi e angosciarmi, voglio sentire tutta l’esistenza in tutta la sua ricchezza. Io voglio la vita vera, la zoè (ζοέ), oggi, domani e sempre!”

Discepolo sia in greco che in latino (disco in latino e μανθανο in greco) vogliono dire “colui che impara”. Vivendo così si impara sempre, si diventa sempre diversi e nuovi e non ci si annoia mai. Vivendo così nulla è estraneo, incomprensibile, scandalizzante, inaccettabile: tutto (è) ha parte nella mia vita e tutto è un messaggio per me. Allora posso accogliere ogni esperienza, ogni incontro, ogni persona. Perfino i fatti più tragici, le malattie e i lutti, pur rimanendo tragici, hanno un significato per me, hanno qualcosa da dirmi e da farmi capire, sono maestri per la mia vita. Vivendo così la vita è veramente ricca e piena.

Mangiare la carne di Cristo significa non fare tante comunioni, ma tanta comunione con me e con gli altri.